chiamatemiFRAN ci racconta “Come va?”

Vi presentiamo la nostra intervista a chiamatemiFRAN che ci parla del nuovo singolo “Come va?”, uscito per Maionese Project.
Ciao, apri il 2023 con Come va?, è una richiesta per te o per gli altri?
“Come va?” è dedicata a tutti gli ultimi. Non gli ultimi nella scala sociale, ma gli ultimi che nessuno guarda
davvero – quelli che vengono quotidianamente schiacciati dalle gabbie della mente, delle paure. È dedicata a chi non sa come reagire, ma soprattutto è dedicata a chi ha qualcuno al proprio fianco che sta male, e non sa come comportarsi. È dedicata anche a chi dell’empatia non sa cosa farsene. Sensibilizzare i “distratti emotivi”, coloro i quali si vergognano a mostrare apertamente interesse per chi sta male. Chi pensa che fare un gesto buono sia uno spreco di tempo ed un mostrare il fianco ad un eventuale nemico. “Come va?” è soprattutto dedicata a me.
È un reminder che si, posso essere anch’io felice e sereno. Devo solo continuare a lavorare sul mio equilibrio. E invito tutti a farlo, sia con una consulenza esterna sia
guardandosi allo specchio e mettendosi costantemente in gioco. Dalle cose più piccole, alle cose più
insormontabili. È dedicata a te che mi leggi.
La società di oggi come pensi che stia?
L’Italia è il paese che odio e che amo, contemporaneamente. Mi fa rabbia la sua bellezza calpestata, mi
fanno male gli “ormai”. In un altro mio brano, “La Cultura dell’Ormai”, ho scritto di questo. Di quanto la
nostra società, quella italiana, si sia appollaiata sul vocabolo “ormai”. Tutto, è “ormai”. E questa parola,
nelle altre lingue, non ha una traduzione letterale. In inglese, ad esempio, si traduce con “at this point”, “by now”: per ora, per adesso. In inglese c’è speranza, in italiano viene trasmessa rassegnazione, viene
trasmessa resa, impotenza.
La nostra è una società dell’ormai, ed io mi sento realmente a casa dove le
società si costruiscono sul “per ora”, e mai sugli “ormai”. Dove voglio vivere? Dove “per ora” le cose vanno
male, e non dove le cose “ormai” vanno male.

La tua terra, la Campania, come pensi che stia?
Ciò che ho detto riguardo alla società italiana è perfettamente sovrapponibile con la Campania. Quindi fa
fede ciò che ho detto poco fa.
Tre aggettivi per descrivere il tuo nuovo singolo!
Leggera, cicatrizzata, vulnerabile.
Musicalmente quali sono i tuoi punti di riferimento e il mondo a cui appartiene il tuo progetto?
Le mie influenze musicali spaziano parecchio, radicandosi però in un mondo – come anticipato – piuttosto introspettivo, ermetico e catartico. I miei autori preferiti sono tre, se proprio dovessi immaginarmi un Pantheon, e sono De Andrè, Thom Yorke e Damien Rice. Un trio atipico, forse, che però mi ha costruito come persona, e come autore dei miei testi.
Poi mi rifugio spesso in ascolti più mirati che si radicano nell’hinterland londinese: James Blake, Jeff Buckley, Son Lux e tutto quel mondo elettronico/acustico che non riesce mai a stancarmi. Infine i classici, dai Pink Floyd ai Dire Straits, da cui prendo il peso di un passato che va costantemente onorato dando alla musica la sua funzione primaria: il senso, il messaggio.
a cura di
Redazione