Fatevi bruciare la lingua dal disco d’esordio degli Smokin’ Velvet

Come gasa il ritorno degli Smokin, che dopo aver tirato fuori dal cilindro un paio di singoli tutto pepe inaugurano il ’23 con un disco dal retrogusto piccantino: “Jalapeño” è una sfuriata lunga sette canzoni, un ottimo modo per presentare il progetto del duo lombardo-toscano ad una piazza sempre più in cerca di nuovi riferimenti, sopratutto nel mondo dell’hip hop. 

Sette canzoni che rotolano grazie a macine ritmiche indissolubili, a suoni scelti attingendo dalla tradizione del genere e allo stesso tempo contaminando con un buon cross-over musicale che guarda certamente oltreoceano per trovarsi, e per calibrare il proprio linguaggio: c’è tanta black music nell’esordio sulla lunga distanza dei due ragazzi, che curano in autonomia ogni singolo aspetto della pubblicazione e dell’estetica di un disco che farà parlare di loro, oggi e in futuro. 

“Jalapeño”, la title-track, comincia subito spettinando i capelli all’ascoltatore e mettendoti in chiaro che hai premuto “play” su una bomba che aspettava solo di essere innescata, e a poco serve la scanzonata serenata di “Gricia”, che ammiccando un po’ alla scena nostrana (da Neffa a Frankie Hi-NRG) accompagna al riascolto dei singoli pubblicati, intervallati dalla presenza di “Neruda”, vero inno new soul dallo stampo autobiografico che fa entrare quasi in confidenza (oltre che in simpatia) l’ascoltatore con il duo. 

In pieno stile “old school”, il groove strumentale di “(stage) diving” accompagna al finale, che chiude in bellezza con “Un numero di troppo”: di certo, un esordio da coronare con un primo approccio ai live club nazionali, perché questa è musica che merita di macinare kilometri.

Manuel Apice

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