A tu per tu con Millepiani

Millepiani, Millepiani, Millepiani e dall’alto sembra tutto più chiaro! Sì, perché la scrittura del cantautore toscano è qualcosa che aiuta la mente a vagare per distese nuove, arrampicandosi su cime impervie per poter scrutare dall’alto ciò che succede in Terra: “Krakatoa” segna il ritorno di Millepiani dopo la pubblicazione del suo primo disco “Eclissi e Albedo” e ci offre l’occasione per poter riscoprire la musica dell’artista.

Ciao Millepiani, qui su Machenesannoglialtri siamo abituati a domande che ci piace definire “imprevedibili”… allora, ma che ne sanno cosa vede Alessandro dall’alto dei mille piani dai quali osserva il mondo? 

Ciao redazione, e grazie per quest’intervista che già dalle premesse si presenta molto interessante! 

I Millepiani dai quali osservo il mondo li percepisco in realtà non come un a torre verticale dal quale si osserva il mondo in basso in modo distaccato e pretenzioso, o come la Torre d’Avorio dove l’intellettuale romantico ottocentesco lancia anatemi e sentenze sul mondo, ma i miei Millepiani, come quelli di Deleuze e Guattari, sono rizomatici, senza centro, senza gerarchia, multiformi e caotici. Servono per avere più punti di vista possibili sulla realtà ineffabile delle cose, sul loro emergere, sul loro fenomenico. 

Come nel libro dal quale ho preso il nome, Millepiani rifiuta le organizzazioni gerarchiche, piramidali, verticistiche in qualsiasi ambito, dal pensiero alla creazione all’ideazione, in favore di una genesi caotica e rizomatica, eterogenica. Una ricerca che procede e si espande in tutte le direzioni. 

Plumbago è il nome della band di cui sei frontman, e per la quale sei anche autore: ma che ne sanno gli altri di cosa ti hanno detto “gli altri” del gruppo, quando hai deciso di esordire come solista?

Con i Plumbago siamo fratelli di musica ormai da più di dieci anni e la nostra “relazione” è basata su basi solide! Con Marco soprattutto, cofondatore dei Plumbago, a volte ci siamo allontanati e magari ognuno ha portato avanti i suoi progetti personali, soprattutto nel 2020 a causa della pandemia, quando non si poteva più suonare insieme, ma poi ci ritroviamo sempre e riprendiamo la band da dove l’avevamo lasciata. Abbiamo fatto uscire a fine del 2021 il primo disco “L’Isola disegnata” e attualmente stiamo lavorando alla produzione del secondo. Quindi diciamo che tollerano di buon grado questa mia doppia natura, o schizofrenia musicale, ovvero di essere completo come artista necessariamente sia nella band che nel mio percorso solista.

Ma che ne sanno gli altri del perché, nel tempo dell’estrema liquidità, Millepiani ricerca ancora quella “poesia”, quella ricerca contentutistica che sembra trovare sempre meno “seguaci”? O forse non è così?

Io scrivo così perché è quello che sono, è il mio modo di comunicare. Credo che si possa essere profondi e interessanti anche con parole molto semplici e usando il linguaggio quotidiano e parlato ma non è il mio stile di narrazione. Io sono onesto e mi presento esattamente come voglio essere. 

Ho letto e scritto tantissimo, fin da bambino. Ho sviluppato il mio personale stile di scrittura negli anni, con la mia poetica precisa e i miei riferimenti immaginari e letterari, e credo di essere sempre stato coerente con me stesso. 

A questo punto, dobbiamo chiederti a tutti i costi: ma che ne sanno gli altri del perché Millepiani scriva canzoni?

Perchè scrivere canzoni per me è come respirare, è ciò che mi fa esistere, la mia essenza. Io mi sento veramente me stesso quando scrivo, e trovo la soddisfazione più grande quando un verso si incastra perfettamente nelle note di una melodia, in una progressione di accordi, in un suono. 

A volte capita che sogno delle musiche e quando mi sveglio c’è le ho ancora in testa! Allora corro come un pazzo a prendere il cellulare e poi le canticchio registrandole subito! A volte invece queste melodie si dissolvono per sempre e ci resto malissimo, in preda alla delusione di aver perso qualcosa di estremamente mio per sempre…  

Altre volte mi capita di canticchiare qualcosa improvvisamente e poi mi dico se è un pezzo che ho sentito, se esiste già e allora inizio a indagare alacremente per evitare di plagiare qualcuno. 

E infine ci sono melodie che non smetto di cercare e non riesco a trovare anche per anni.

Trovo che tutto questo sia bellissimo.

“Krakatoa” è il tuo nuovo singolo, brano immaginifico e dalle tinte quasi “battiatesche” che anticipa il tuo nuovo disco e segue, dopo diversi mesi, il tuo album di debutto. Ecco, ma che ne sanno gli altri di cosa ti abbia fatto scegliere proprio questo, come soggetto del tuo nuovo singolo?

Beh, anzitutto grazie di aver colto la mia vicinanza al “Maestro” che per me rimane uno dei miei riferimenti assoluti non solo musicalmente ma anche filosoficamente. 

Questo soggetto, il Krakatoa, mi ha permesso di indagare il nucleo atavico dell’uomo, quella parte più istintiva, naturale e dimenticata che nell’uomo contemporanea è sepolta da tonnellate di sovrastrutture tecnologiche-sociali alienanti e inquinanti. 

Krakatoa, uno dei vulcani più imponenti e distruttivi del mondo, mi ha permesso proprio di dare quest’immagine di potenza primordiale e metastorica della Natura e l’uomo che agisce al suo interno. Un punto di riferimento per scavare dentro noi stessi e ritrovare il nostro nucleo più vero e puro.

Ma che ne sanno gli altri di come Millepiani veda l’umanità del futuro?

Sono convinto che siamo di fronte ad un spartiacque entropico della storia umana. Oggi l’umanità può annientarsi oppure evolvere verso un mondo migliore. Io sono ottimista, vedo nelle nuovissime generazioni, una scintilla di amore, gioia e intelligenza che fanno molto ben sperare. Arriveremo ad un punto di crisi dove toccheremo forse il fondo, ma da lì poi emergerà l’umanità del futuro, un’umanità in armonia con la natura e con se stessa. 

Siamo arrivati al momento dei saluti, ma facciamo la promessa di non perderci di vista: ma che ne sanno gli altri di cosa farà Millepiani, appena avrà terminato di rispondere alle nostre domande?

Credo che andrò a camminare nel bosco. Tra gli alberi, i funghi, le foglie, gli insetti, gli uccelli. Lo consiglio anche a voi. In questo periodo infatti c’è una luce bellissima che filtra radente tra i tronchi e l’ispirazione per nuova musica, per nuove canzoni, arriva potente e pura quanto improvvisa.

Ilaria Rapa

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