La visione del mondo di Federico Cacciatori passa da vie inaspettate

La visione del mondo di Federico Cacciatori passa da vie inaspettate

Abbiamo conosciuto Federico Cacciatori con le sue ultime pubblicazioni prima di scoprire il suo disco “La mia visione del mondo”, raccolta di brani che vanno dalla nu-classic ad un elettronica da dancefloor passando per una buona dose di pop inedito che, questa volta, si avvale anche di voci. 

Sì, perché Cacciatori ha da sempre mostrato al suo pubblico un certo appeal con il significato più largo di “pop”, inteso insomma come approccio necessario per far sì che un messaggio, attraverso la musica, possa arrivare al più grande numero di persone: artista certamente avezzo alle vie più impervie, Cacciatori si è sempre confrontato con musica strumentale, ma già il suo ultimo singolo rilasciato su Spotify aveva fatto intuire che il suo ultimo lavoro sarebbe stato “ibrido” ed imprevedibile. 

Ed ecco che ci troviamo così davanti ad un catalogo variegato di brani che raccontano una visione del mondo articolata, che parte dal rock per arrivare alla discodance, sempre considerando la musica non come una “scatola chiusa” ma piuttosto come una “scena aperta”, un copione da scrivere e non da seguire con i dosaggi giusti degli esperti (Bertoli docet): la maggior parte del sound si regge poi su suoni di sintetizzatori che paiono più compatti rispetto al passato, forse anche grazie ad un trattamento del suono che sembra più impostato sulla valorizzazione di un certo tipo di “organicità”. 

C’è poi da sottolineare, indubbiamente, la modalità attraverso la quale Cacciatori ha deciso di distribuire la sua musica: la piattaforma scelta, infatti, non è Spotify o Amazon, ma OnlyFans (puoi acquistarlo qui). Una scelta di coraggio, volta da una parte (o almeno, così sembra) a sottrarre la propria musica dai rigidi criteri di divisione delle royalties prevista dai grandi distributori e, dall’altra, a preservare l’integrità di un lavoro artistico che su OnlyFans può essere caricato senza compressioni e riduzioni di qualità.

Insomma, un gesto che diventa, oggi, più che mai “politico”, e con la “p” maiuscola. 

Ilaria Rapa

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