Trovare la “Pace” insieme a Blùnda

Blùnda, Blùnda, Blùnda… Già il nome suona bene, perdindirindina!
Potevamo quindi non farci intrigare dalla musica della giovanissima cantautrice, che dopo aver esordito con “La mia Italia” (una vera e propria staffilata contro le spigolosità del nostro caro amato Belpaese) e aver corredato il proprio (solo apparentemente) breve percorso artistico con le due riuscite cover di Francesco De Gregori (“Rimmel”) e Lucio Dalla (“Le rondini”) torna a spolverare il suo musicalissimo nome con “Pace”?
Ovvio, la risposta non può che essere “assolutamente no”! E a ragion veduta, potremmo dire noi, ma siamo sicuri che lo direte anche voi non appena avrete premuto “play” sulla riproduzione (in loop) della discografia di Blùnda: un vero e proprio campionario di tradizione e futuro che s’intreccia nella riuscita alchimia di una voce e di una penna ispirate, e certamente dotate di ottimi margini di importante crescita.
“Pace” parte sottovoce, perché dopotutto l’argomento del brano è uno di quelli che s’invischia nel cuore, e che richiede la tenerezza dell’abbraccio sottocoperta per potersi esprimere appieno: Blùnda cerca riparo dalle tempeste del suo tempo nelle braccia amiche della persona amata, nella speranza che ogni maschera possa finalmente cadere di fronte all’inossidabile potenza del vero amore; la produzione accompagna con eleganza quasi minimalista la climax melodica di un brano che cresce nella struttura prima ancora che nell’intensità dell’arrangiamento, rivelando la consistenza di una penna ricca di contenuto, sì, ma anche di giusti fraseggi e idee musicali.
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Insomma, il valore complessivo aumenta se lo si mette in relazione con il diversissimo brano d’esordio, “La mia Italia”, che invece sembrava mettere in luce un sound più diretto, a cavallo tra elettronica e canzone popolare: qui, invece, il cuore fa “pum pum” di fronte alla potenza lirica di un piccolo inno personale che si fa manifesto di una personalità in crescita vorticosa.
Ascoltare per credere!