Maelstrom e quella sua fissazione (condivisa) per il mare e i vichinghi

Allora, se sei nato in Calabria e adesso vivi in Piemonte e non fai altro che parlare del mare (come biasimarti, dopotutto?) allora significa, caro Maelstrom, che tu possa evidentemente rappresentare la voce di tutti noi, emigrati accaldati, che oggi preferiremmo essere a mettere le chiappe chiare sugli scogli di qualche sperduto arcipelago ionico o greco, piuttosto che essere qui ad impaginare interviste.
E’ anche vero, tuttavia, che tu, caro Maelstrom, non puoi che suscitarci quella simpatia tipica di chi si “riconosce” dopo tanto, troppo tempo: i tuoi dolori sono un po’ anche i nostri, e allora a noi non resta che sottoporre te, i tuoi pezzi e la tua musica ad un interrogatorio che, te lo assicuriamo, non dimenticherai.
Maelstrom, preparati ad un’intervista diversa dalle altre: allora, ma che ne sanno gli altri del perché tu abbia scelto un nome così “vichingo” per lanciarti alla conquista della scena?!
Prontissimo. Sì, il mio nome d’arte appartiene alla mitologia nordica e fa riferimento ad un maestoso vortice marino causato dalle correnti. Il perché l’abbia scelto è profondamente legato all’amore smisurato che provo per il mare e il senso di fascino e inquietudine che restituisce al cuore di chi si ferma ad osservarlo. È inoltre estratto dal titolo di uno dei racconti di Poe a cui sono affezionato che si chiama appunto “Una discesa nel Maelstrom”.
Ma che ne sanno gli altri di quale sia il primo ricordo che viene in mente a Maelstrom se gli diciamo: “mare”?
I pezzi di vetro che ahimè spesso finiscono in mare e che una volta corrosi dal sale sembrano essere gemme preziose. Da bambino era un pò la mia caccia al tesoro.
Ma che ne sanno gli altri di quali siano le lune che, in te, fanno accendere l’alta marea? Quali sono insomma le tre cose che ti sanno “cambiare la giornata”?
Domanda difficile. Al primo posto metterei sicuramente la condivisione di un’emozione forte con altre persone. Quando ho la possibilità di esibirmi dal vivo riesco a provare dunque due delle cose che “accendono l’alta marea” in quanto si instaura uno scambio emotivo tra me e chi sta ad ascoltarmi e inoltre sto suonando quindi sono felice. Come terza e ultima ti direi una lettura intensa o un film che mira dritto al cuore.
Il tuo nuovo singolo per Revubs Dischi si intitola “Bassa marea”: ma che ne sanno gli altri di quale sia l’aneddoto dietro la scrittura del brano? Insomma, ti ricordi il giorno in cui hai scritto la canzone?
Ricordo molto bene il giorno in cui ho scritto Bassa Marea perché è lo stesso in cui ho deciso di licenziarmi da un locale in cui stavo lavorando. Era un periodo in cui riflettevo molto sugli effetti psicologici collaterali di questi due anni di pandemia, nello specifico quelli rimasti sulle spalle delle nuove generazioni. Così è nata un pò nel tentativo di riprendere quei momenti mutilati e riassaporare la forza rivoluzionaria di qualunque cuore sognatore.
Ma che ne sanno gli altri di come si faccia, nella vita, a non lasciarsi naufragare nelle basse e alte maree? Qual’è il tuo salvagente?
Domanda difficilissima. Non sento di avere una soluzione definitiva ma per quel che mi riguarda direi che la forza che mi tiene a galla è il tempo trascorso con le persone a cui voglio bene.
Ma che ne sanno gli altri di quale sia il film che, secondo te, potrebbe avere “Bassa marea” come colonna sonora?
Sincero è una cosa a cui non ho mai pensato. Le canzoni sono sempre soggettive quindi credo che ognuno possa vederci il proprio film!