Gionata ci racconta “Per qualche giorno”

Gionata ci racconta “Per qualche giorno”

Gionata è un musicista toscano che canta di amori e rapporti autobiografici. Nel 2019 è uscito il suo album d’esordio L’America, prodotto da Jesse Germanò. Rock.it l’ha definito “uno dei cantautori tradizionalmente intesi più interessanti in circolazione”.

Dal 2021 l’artista torna a pubblicare nuova musica, partendo dai b-side del disco in lavorazione Torno Subito, Pizzeria Ex Cinema e Mal di mare, canzoni dalle sonorità lo-fi, indie rock e psichedeliche, che anticipano il primo singolo Il Contorno feat. Jesse The Faccio e Per Qualche Giorno pubblicato il 27 maggio 2022.

Ciao Gionata! Benvenuto su “Ma che ne sanno gli altri”! Parliamo un po’ del tuo ultimo singolo, “Per qualche giorno”. Nel brano dici: “Se abbiamo poco da dire, sai, forse è proprio la fine”. Ma come si finisce di avere argomenti? Non è spesso una scusa, quella di non trovare argomenti, per chiuderla? Oppure anche con tutto l’interesse del mondo si arriva spesso ad un punto in cui non c’è realmente più nulla da dire?

Ciao, come state? Non è totalmente falso quello che avete detto, a volte può succedere di chiudere una conversazione o un rapporto con la scusa di non avere più niente da dirsi. Tuttavia, personalmente penso che la crescita personale influisca molto. Se si rimane chiusi nelle proprie idee, se non ci si mette mai in dubbio e non si cambia mai prospettiva, si arriva veramente a un punto in cui ci si è detto tutto e non c’è la possibilità di andare avanti, non c’è più modo di avere uno scambio sano e anzi si annega in uno stagno che poi porta la maggior parte delle persone a essere arrabbiate, frustrate e tristi, e in quel momento è molto più sano rendersi conto che cambiare strada è la decisione migliore che si possa prendere, se si ha un po’ di amor proprio.

Quante volte ti capita di voler allontanare le persone solo per capire se abbiano una reale intenzione di rimanere?

Cerco di non attuare mai quel gioco infantile del “se ci tieni vieni a cercarmi”, lo trovo controproducente. Piuttosto, se voglio sapere cosa prova una persona e cosa penso del rapporto che ha con me glielo chiedo, e conseguentemente guardo i fatti. Concedo sempre una seconda chance perché mi aspetto che venga data anche a me, ovviamente nei limiti, perdonare è umano ma c’è un limite e dovrebbe essere la nostra salute mentale e fisica. Nessuno dovrebbe mancarci di rispetto sistematicamente e soprattutto noi non dovremmo mancarci di rispetto.

“Come ti accorgi se un pesce piange in mare?” è una frase che avrei voluto scrivere io. Raccontaci di qualche volta in cui ti sei sentito come un pesce che piange in mare.

Per molti anni. Ho fatto l’errore, come facciamo in tanti, di circondarmi di tante persone, puntando sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Fortunatamente ho passato l’ultimo periodo a fare un lavoro su me stesso che mi ha portato a fare una “scrematura” e a riconoscere chi veramente ci tiene a me e che sente quando c’è qualcosa che non va anche quando faccio finta di niente, che “osserva sempre bene anche con gli occhi chiusi”, lasciando perdere i rapporti e le conoscenze superficiali. È importante rendersene conto, soprattutto per chi lavora nel mondo dello spettacolo, che è pieno di squali e arrivisti.

“Osserva sempre bene, anche con gli occhi chiusi” è una versione più raffinata di “chi dorme non piglia pesci”? Quante volte ti capita di abbassare la guardia e di pentirtene?

No, come ho anticipato nella risposta precedente, il significato è un altro. La frase è un invito a non affidarsi esclusivamente a ciò che vediamo in superficie, che diventa un disimpegno emotivo. È una versione poetica che richiama l’empatia, l’ascolto, l’osservazione, le sensazioni.

Con le tue parole fai intendere di avere il timore di trovarti bene con qualcuno. “Volevo solo amarti per qualche giorno” rappresenta lo stato d’animo di chi non cerca nulla di impegnativo ma ogni tanto ha bisogno di qualche momento di stabilità e di affetto o di qualcuno che ha solo paura di essere ferito?

Il mondo in cui viviamo alimenta l’individualismo e il narcisismo. In questo contesto, fa paura scegliere di condividere la propria vita con qualcuno. Entrambe le interpretazioni sono giuste, ho avuto il timore di essere ferito o di ferire, come penso lo abbiamo avuto tutti, ma sto imparando a respirare, perché amare è come nuotare, se ti rilassi rimani a galla.

L’ultima domanda che fai lascia l’amaro in bocca: riduci davvero la vita al fatto che alla fine si muoia? 

Ho lavorato molto su me stesso nell’ultimo periodo e riesco ad essere leggermente più positivo, ma la mia poetica si porta ancora con sé una visione decadente e malinconica della vita e sì, a volte pensare che tutto ciò che facciamo ha una fine e ne siamo consapevoli sin dal momento in cui iniziamo è deludente, per me. 

La tua capacità di cantare mentre racconti storie penso sia una qualità non da tutti, quasi psichedelica. Che tipo di interprete ti ritieni? E quanto contribuisce la base musicale a mantenere incollati ad ascoltarti?

Non ci ho mai pensato. Mi piace la psichedelica, il surrealismo e il no-sense, ma con le canzoni ho trovato un linguaggio con cui farmi capire. Parallelamente uso la narrativa per esprimermi in un altro modo: recentemente ho scritto un libro, una raccolta di storie brevi — spero che un giorno lo possiate leggere — sfruttando il format per raccontare storie più lunghe e dare sfogo alla mia fantasia, con racconti surreali e psichedelici ispirandomi a Calvino, Buzzati e Borges.

Non vediamo l’ora di ascoltarti dal vivo, cosa hai in serbo per noi?

Penso che dopo l’estate ci siano tante novità, o per lo meno la mia volontà mi spinge in quella direzione. In questo periodo sto creando tante cose, mi sono appassionato recentemente alla grafica 3D e vorrei fare un videoclip con animazioni surreali, vorrei pubblicare il mio libro, portare le mie canzoni in giro per l’Italia. C’è da aspettare un pochino ma le cose fatte bene si fanno con calma, ho imparato ad avere pazienza (anche se a volte c’è un lato di me, molto impulsivo, che mi fa dannare l’anima per le lunghe attese).

a cura di
Giada Viscido

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Giada Viscido

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