Tra Calvino e Collodi, i riferimenti che Beatrice Pucci non ha ma non sentiamo nel suo disco

Tra Calvino e Collodi, i riferimenti che Beatrice Pucci non ha ma non sentiamo nel suo disco

Ma che ne sanno gli altri di come abbia fatto Beatrice Pucci, una finora sconosciuta cantautrice originaria di Civitavecchia, a conquistarci così, fin dal primo ascolto del suo “Le colline dell’argento”, disco uscito (in maniera completamente indipendente) qualche giorno fa?

Ecco, non potevamo certo permettere che questo dubbio rimanesse irrisolto. Così, abbiamo deciso di scendere nello specifico, facendoci qualche chiacchiera con l’artista, che di cose da dire ne ha e si sente eccome. Buona lettura, e non dimenticate di premere “play”!

Ciao Beatrice, qui sulle nostre colonne siamo soliti divertirci con domande diverse, che possano portare ad emergere quello che “gli altri non sanno”! Allora, ma che ne sanno gli altri di come nasca l’idea di un disco realizzato interamente da te, senza nessuna intromissione dall’esterno? 

Come tutte le persone che fanno musica: si accumulano melodie e idee, si può decidere di nascondere tutto e continuare in modo privato oppure a un certo punto esporsi, senza rimandare più. Così nasce un disco, per me, questo disco ha avuto un arco di sviluppo spontaneo. Il fatto di non aver avuto intromissioni rappresenta da una parte libertà, dall’altra anche una sfida personale.

Ma che ne sanno gli altri di dove siano le “colline” di cui parli, e se davvero esistono? 

Le colline sono un luogo immaginario, poi si dà il caso anche che esistano e che siano anche vicine, da un punto di vista geografico, nei miei dintorni. 

Ma che ne sanno gli altri del perché, oggi, tutti preferiscano pubblicare singoli su singoli, mentre tu, a pochi mesi di distanza dal tuo debutto con “Figli”, hai deciso di lanciarti subito nella pubblicazione di un album?

Avrei potuto continuare a fare musica per me e tenerla in un posto nascosto, ma ho deciso che quest’anno avrei cominciato ad avere una visione più intraprendente. Il fatto che dopo il singolo ci sia subito dopo un disco rappresenta il mio desiderio di esporre vari aspetti, e di non frammentare, anzi, cercare di ampliare, o almeno definire un momento. 

Ma che ne sanno gli altri di cosa voglia dire, oggi, essere “indipendenti”? E sopratutto, ma che ne sanno gli altri quali siano le differenze, oggi, tra il termine “indie” e il termine “indipendente”?

Guarda, anche io mi confondo in questo ecosistema musicale dove si confondono generi musicali mettendoli tutti sotto la stessa categoria di “indie”. 

Si potrebbe aprire una parentesi citando artisti distanti anni luce tra loro che però sono definiti “indie” tutti contemporaneamente. 

Indie o non indie, alla fine finisco per ascoltare sempre gli stessi artisti da dieci anni, diventerò come quelle persone di una certa età che ascoltano solamente i Pink Floyd e i Beatles, che tra l’altro mi stanno anche molto simpatici.

Sei brani che raccontano un mondo fatto di attese, speranze, morti e rinascite: ma che ne sanno gli altri che cosa vuole raccontare, questo disco, per te? E’ monumento di una fase superata, oppure ti senti ancora calata nell’atmosfera disegnata ne “Le colline dell’argento”?

Sono eternamente calata nelle colline dell’argento, ma al tempo stesso non ci sono più, perché mi sono spostata in altre direzioni e mi piace cambiare. Quindi resto in questo paradosso: cambiare rimanendo fermi apparentemente. Questo disco non ha pretese se non raccontare se stesso in questo paesaggio che si è creato da solo.

Ma che ne sanno gli altri del perché a noi, pensando a “Mangiafuoco”, venga in mente Pinocchio e pensando a “Città Sospesa” soggiunga Calvino? In realtà, la nostra è una scusa per chiederti se hai dei riferimenti letterari precisi a cui ti sei ispirata nella scrittura dei brani del disco…

Non mi sono ispirata ai libri, e non credo di aver attinto pensieri da mondi esistenti in letteratura. Almeno non consciamente. Se i titoli hanno scaturito riferimenti letterari la trovo una cosa positiva.

Ma che ne sanno gli altri di quale sia, tra i sei, il brano che senti tutt’ora più attuale, e più rivelatori di chi sia Beatrice Pucci?

Credo sia “Tutto”, perché voglio tutto quello che non posso essere.

Ma che ne sanno gli altri di quando potremo vederti dal vivo? Hai in programma una presentazione “live” del tuo disco?

Possono esserci novità in autunno, per ora so solo che mi piacerebbe mostrare la natura acustica del disco, forse piano, chitarra e voce. 

STAFF

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