SIAMO GIA’ TUTTI “FIGLI” DELLA MUSICA DI BEATRICE PUCCI

C’è qualcosa, nel primo singolo di Beatrice Pucci, che finisce con l’incollarsi al cuore e non volersi staccare più: “Figli”, primo brano estratto dal disco di futura pubblicazione del talento classe ’98 originaria di Civitavecchia, possiede i tratti decisi di un piccolo “inno” personale capace però di raccontare uno stato emotivo comune, condiviso e potente.
Il brano si avvalora di una scrittura decisa e decisiva: non ci sono filtri, nel modo di esprimersi della Pucci, niente che voglia essere “posaiolo” o forzato; il testo scorre come un fiume in piena attraverso la struttura imprevedibile di una canzone diversa, che fa fatica ad essere inserita (e finalmente!) in qualche filone specifico. C’è qualcosa che ricorda la prima scena indipendente italiana (quella vera, che dai CCCP arriva ai Verdena), lei ha una musicalità intrinseca che sembra rivelare la non necessità di alcuna tecnica: in effetti, è tutto molto “sporco” ma in un modo giusto che diventa scelta espressiva, manifestazione di una matericità che convince perché colpisce come un pugno nell’occhio.
Il testo tocca picchi poetici importanti, rivelando la nascita (ancora avvolta nella nebulosità dell’esordio) di una nuova, potenziale stella della canzone d’autore. Noi, almeno, così le auguriamo.