Il fascino dell’osceno: tra i vizi e le virtù dei Nomera

Il fascino dell’osceno: tra i vizi e le virtù dei Nomera

In occasione dell’uscita di “Atti Osceni”, il nuovo album dei Nomera, abbiamo fatto qualche domanda alla band originaria di Carrara su quali siano, oggi, i motivi che spingono un indipendente a fare musica, in direzione ostinata e contraria su tutto ciò che il mercato ci propina. Ne è venuta fuori una conversazione che assomiglia più ad un flusso di coscienza, fatta di riflessioni, spunti letterari e una buona dose di “oscenità” quanto mai necessarie.

Bentrovati su Machenesannoglialtri, Nomera! Per spaccare il ghiaccio cominciamo con le domande di rito: diteci chi siete, da dove venite e sopratutto dove siete diretti, ora che avete pubblicato il vostro disco!

I Nomera son un gruppo che si muove tra il pop, il rock e l’indie. Nasce in Toscana, più precisamente a Carrara, dall’iniziativa di Brando Sanguinetti (fondatore del gruppo). Dove siamo diretti non lo sappiamo, speriamo solo che durante il viaggio ci sia bel tempo.

Qual’è stato il percorso che ha portato alla pubblicazione di “Atti Osceni”? Insomma, è stato un travaglio veloce ed ispirato oppure è frutto di un lavoro lungo, durato tempo?

“Atti Osceni” ha avuto una gestazione lunga e segnata, chiaramente, dalla pandemia che ha inginocchiato tutto il mondo. Basti pensare che la prima canzone, Rendez-Vous, è stata composta nel Gennaio del 2020, mentre il disco è uscito il primo Aprile 2022. “Atti Osceni” è un figlio che ci ha messo tanto a nascere, ma è stato ben curato in ogni suo dettaglio e ne siamo veramente soddisfatti. 

A colpirci fin da subito sono stati i titoli del disco, per citarne alcuni “Atti Osceni”, “Foglie D’Erba”, “Il circo dei vinti”… sembra che ogni titolo sia una vera e propria dichiarazione d’intenti che lascia comprendere quali siano tenore e influenze del brano e del disco. Ecco, se doveste rivelarci quali sono le letture, le visioni e gli ascolti che più vi hanno ispirato, quali direste?

In realtà ogni brano ha una vita propria ed un nome che grida la sua natura, in ognuno ci sono mille influenze ed inspirazioni. So che ti riferisci a certe semi cit evidenti, come Whitman, Kerouac e Pirandello ma credo che in realtà sia un espediente involontario per conferire autorevolezza a qualcosa che in realtà stiamo dicendo noi.  

L’amore è presente eccome nel vostro album, in tutte le sue sfaccettature: da quella più cinica di “Arida” a quella più appassionata di “Woodstock”. Ma che rapporto hanno i Nomera con l’amore? Voglio dire, siete idealisti romantici convinti che “amando” si possa salvare il mondo o le vostre “sono solo canzonette”, anche un po’ disilluse?

Io credo che romantici si diventi, non ci si nasce. Ognuno di noi, ma proprio tutti, prima o poi idealizzano l’amore, il mio lato Hippie mi porterebbe a dire che alla fine l’amore ci salva ma il condizionale rimane quindi direi che alla fine ci sono canzoni di malinconia, d’ odio, di critica e di sesso ma nessuna è davvero una canzone d’amore.

Parliamo di aspetti più tecnici: come avete lavorato alla produzione del brano? Abbiamo visto che a dirigere i lavori è stato Altrove di Revubs Dischi. Ci raccontate com’è stato lavorarci insieme?

Per noi è stato tutto nuovo: i nostri primi lavori erano figli di registrazioni fatte in casa, ma sentivamo il bisogno di alzare il tiro. Altrove ci ha seguito in ogni fase del progetto, ci ha consigliato ed insegnato tanti aspetti tecnici che prima ignoravamo. Senza ombra di dubbio è stata un’esperienza che ci ha arricchito molto e senza dubbio molto divertente.

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Prima la pandemia, oggi il terrore della guerra. La musica può fare qualcosa, secondo voi, per provare a “migliorare” le cose?

Senza entrare nel dibattito politica si e politica no, la musica può e deve fare sempre la sua parte, la storia ci ha insegnato che molto spesso le canzoni e gli artisti possono fare di più e meglio di politici, diplomatici e generali. E’ il modo migliore per far sentire la propria voce.

Manuel Apice

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